giovedì 26 febbraio 2009

PEDAGOGIA E YOGA




PEDAGOGIA E YOGA - PREFAZIONE DEL TESTO " BIMBinYOGA"


I valori pedagogici e didattici dell’approccio educativo e le relazioni possibili con la disciplina Yoga nella strutturazione dei percorsi offerti.

Dott.ssa Lorella Trancossi, pedagogista, Reggio children




Scrivere di esperienze di Yoga con bambini piccolissimi è certamente più complesso che viverle direttamente. Innanzitutto perché lo Yoga è espressione vitale – emotiva e cerebrale insieme – e chi prova a narrarla corre sempre il rischio di compiere un’operazione riduttiva, di non rendere mai l’intensità delle emozioni e la profondità delle relazioni – spesso silenziose – vissute sia dai protagonisti che dagli osservatori.

Ma Didi ha per i bambini e lo Yoga una passione autentica, che arriva diretta al cuore prima di tutto, trascende la pagina scritta e attiva subito i pensieri e la riflessione educativa.

Il libro esprime un punto di vista sull’educazione e lo sviluppo del pensiero, con il quale condivido l’atteggiamento di ricerca, il profondo rispetto per i processi di pensiero e per l’espressività dei bambini, la capacità di ascolto delle potenzialità individuali, la valorizzazione della potenza educativa dell’introspezione solitaria e l’idea di un sapere di gruppo che espande i saperi e le emozioni dei singoli.

Nello Yoga il corpo dei bambini piccoli trova grandissime possibilità di esprimere potenzialità e competenze in modo attivo. Mente e corpo – è sempre più evidente – non sono separabili, ma formano un tutt’uno che si qualifica a vicenda. Si conosce con la mente e con il corpo, così come con la ragione e l’emozione. Il silenzio e la concentrazione ottenuti tramite rituali, musiche, posizioni e atteggiamenti attivano un ascolto interiore inedito e noi dobbiamo cercare di osservare e mettere in rilievo i momenti essenziali di questa auto costituzione percettiva del corpo da parte dei bambini.

Alla fine degli anni ’60 lo scienziato americano (antropologo, biologo, teorico dei sistemi) Gregory Bateson, forse il più profondo pensatore ecologico del nostro secolo, delineò l’embrione di una nuova disciplina, l’ecologia della mente. Era interessato a cogliere le analogie, i parallelismi tra i processi del pensiero e quelli dell’evoluzione biologica, al fine di mettere in relazione il mondo fisico e biologico con quello del pensiero, delle idee e pensare così in modo unitario ciò che la nostra prevalente tradizione culturale degli ultimi secoli aveva separato: la mente e il corpo, la società e la natura. Le riflessioni di Bateson hanno profondamente influenzato le scienze umane e, in particolare, il pensiero pedagogico e la definizione di una idea di bambino che chiede di essere percepito intero.

Lo Yoga sostiene una mente e una comunicazione ecologica attraverso l’approccio olistico che accoglie mente e corpo, emozioni e razionalità, codici plurali in un processo non neutro che incorpora elementi etici. La ricerca di un equilibrio vitale accredita costantemente intelligenza ai sistemi viventi, alla loro capacità di autoregolarsi e di apprendere in modo autonomo.

Lo Yoga educa non istruisce; e-duca (conduce fuori), aiuta cioè le potenzialità ad esprimersi. Il bambino ha un cervello estremamente plastico, cioè non-finito: verrà completato in relazione alle esperienze che avrà. Nei primi anni il suo cervello va incontro ad una crescita travolgente, che caratterizzerà solo i primi sei/otto anni di vita. Molte possibilità anche dopo, ma il meglio può accadere in quel periodo. Determinante diventa dunque il “che cosa”, ma soprattutto il perché ed il come, cioè la qualità delle occasioni e delle relazioni che gli verranno offerte.

Non sarà infatti importante solamente quante cosa fa, ma come e con chi le fa; quanto può riflettere su di esse, capirne e condividerne i significati e le ragioni. Lo Yoga è, allo stesso tempo, esperienza di condivisione e introspezione, di relazione e di conoscenza di sé.

Lo Yoga è estetico nel senso più puro del termine, laddove la parola recupera la sua etimologia (dal greco aísthesis, sensibile, percettivo) e l’etimologia incontra l’interpretazione moderna di bellezza; estetico perché sensibile, perché etico, estetico come frutto di conoscenza ed esposizione sensibile. Ma estetico anche perché alla costante ricerca della bellezza del gesto, dell’armonia elegante del corpo quando è in sintonia con la propria interiorità.

Lo Yoga aiuta a “mentalizzare” movimenti, gesti, approcci e prevedere la sequenza logica di azioni necessaria a realizzare un obiettivo, costruendo così una relazione solidale e armonica tra desideri e possibilità.

La competenza previsionale è fondamentale nella costruzione di ipotesi e di percorsi di conoscenza e di azione; così come sta alla base degli strumenti progettuali.

La conoscenza perseguita dallo Yoga è più qualitativa che quantitativa, è più un approfondimento che un accumulo di informazioni. Lo Yoga non tende direttamente al raggiungimento di un risultato conoscitivo, quanto a creare i presupposti perché la conoscenza si manifesti e si esprima.

Il bambino competente è un bambino che ha un adulto che lo guarda come tale: il livello di aspettative è determinante. Genitori e insegnanti recuperano attraverso lo Yoga la capacità di stare insieme, di condividere un’esperienza emotivamente molto intensa che riattiva capacità relazionali inespresse e la possibilità di guardare il bambino con amore, con occhio complice. Uso qui il termine “complicità” per significare una sorta di alleanza, di solidarietà che fa sentire bambini e adulti insieme, uniti in un comune desiderio di comprensione e conoscenza, capaci di lottare e gioire insieme.



Lorella Trancossi, pedagogista

responsabile editoriale “Reggio Children”, Reggio Emilia


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